15 Marzo 2018 ore 19.30
Circolo Nautico Posillipo
L'associazione Miradois a seguito dei recenti fatti spiacevoli riportati dalla cronaca cittadina e nazionale a proposito del fenomeno delle baby gang e considerando che uno dei più formidabili antidoti alla devianza minorile è lo svolgimento di un'attività sportiva, ha organizzato un Evento teatrale presso i locali del Circolo Nautico Posillipo , il 15 Marzo 2018 ore 19.30 , finalizzato all'acquisto di una canoa (speriamo due) destinate all'attività sportiva giovanile (I biglietti di ingresso saranno disponibili presso il Circolo). Questo Evento è organizzato da Miradois onlus in sinergia ed armonia con il CIRCOLO POSILLIPO (si ringraziano in particolare il Presidente Enzo Semeraro ed il Consigliere della Casa arch. Giancarlo Coppola) che con le proprie dìscipline sportive è impegnato da sempre assieme ai suoi prestigiosi istruttori-educatori alla diffusione dello Sport ed all'avvicinamento delle periferie interne ed esterne al ...mare (che sembra a volte "... non bagnare alcuni quartieri della Città) . E' stato possibile realizzare questa iniziativa grazie all'apporto generoso e disinteressato di alcuni bravissimi artisti (Gianni Aversano, Peppe Papa, Domenico De Luca).
Sintesi della Piece Teatrale: G O B B O S N O B la vera storia dell’esilio napoletano dell’insaziabile Leopardi drammatica farsa fiorita di poesie e canzoni di Gianni Aversano Gianni Aversano (Pasquale Ignarra, cuoco di casa Ranieri) Peppe Papa (Carmine Esposito, facchino) Domenico De Luca (chitarra e sequenze sonore) Andrea Soffiantini (voce di Leopardi) In diffusione “Il Socrate immaginario” di Paisiello alla quale rappresentazione assistette Leopardi a Napoli Bozzetto di scena: Gianni Aversano; Realizzazione: Gianni Puglia, Chiara Tirro, Domenico De Luca Regia Franco Palmieri La conoscenza di un’opera ci spinge, se ci è cara, a ricercare il suo autore al di là di essa. Viene spontaneo il desiderio di sentire l’autore a noi più vicino come persona viva nella carne ancor prima che nello spirito. «Chiara è ’a luna, doce è ’o viento, calmo è ’o mare oj Carulì». Mi capitò di ascoltare per la prima volta questa canzone quando già conoscevo La sera del dì di festa, col famoso incipit «Dolce e chiara è la notte e senza vento, e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti posa la luna». Non passò molto tempo quando rintracciai anche nella famosa canzone Carmela, del poeta Salvatore Palomba, quasi una parafrasi dell’idillio “Alla sua donna”. E così tante altre tematiche “leopardiane”, quelle amorose, malinconiche, tragiche e “religiose”, sono rintracciabili nelle canzoni napoletane dell’ultimo mezzo secolo. Fu però nel 2009, quando mi imbattei nel libro di Pasquariello e Tubelli “Leopardi a tavola, 49 cibi della lista autografa di Leopardi a Napoli” che si aprì la porta in un mondo sconosciuto, appartenuto ad un uomo “conosciutissimo”. Subito nacque l’idea teatrale della figura del cuoco di casa Ranieri che raccontava del suo rapporto con il poeta. Pasquale Ignarra, il “monzù” che durante gli ultimi quattro anni di vita di Leopardi, consumatisi a Napoli, lo segue giorno e notte nei suoi cambiamenti di abitazione e nei suoi smodati desideri, dialoga in scena con un operaio di traslochi circa la quotidianità singolare, la poetica musicale e la prometeica e rivoluzionaria forza di questo strano e malmesso personaggio. La più alta poesia italiana di un genio europeo si ritrova immersa nella bassa -ma sincera e aperta -cultura di popolani; questi, a modo loro, faranno sentire all'uomo Leopardi quel contatto e quella vitalità che da sempre aveva desiderato. Tra aneddoti esilaranti e pittoresche ma efficaci spiegazioni delle poesie, si apprendono, con sorpresa, notizie sconosciute ai più, fino alla misteriosa morte e sepoltura. Con chiare citazioni Eduardiane, del teatro dell’arte, fino a Moscato e, attraverso canzoni napoletane “leopardiane”, si racconta di malattie, menù poetici, agognate partenze, illusioni del lotto, maldicenze intellettuali, naufraganti passeggiate, scorpacciate di dolci, traumi infantili, conti che non tornano, esorcismi e deità lunatiche… Napoli -con la sua malinconia, il suo sarcasmo anti ottimistico, lo sberleffo all’autorità, la passione amorosa dolce e amara, la contemplazione del panorama notturno, l’eterna lotta col mistero della vita, i piaceri della buona tavola -si ritroverà come città leopardiana, e don Giacumino si rivelerà inaspettatamente un autentico napoletano!
“Gianni Aversano, dopo aver studiato in profondità il periodo napoletano del Leopardi, ne fa una trasposizione teatrale arguta, rispettosa degli eventi e del personaggio, indagandoli dall’interno, con un atteggiamento riguardoso, sì, ma anche, nel contempo, sornione e arguto, ma mai irridente o irriverente. Nulla, o quasi, risulta inventato. Grande risulta, perciò, il rispetto per il poeta e per le sue sofferenze. (…) Se non ci fosse stato questo lavoro serio e approfondito propedeutico alla stesura del testo (presto editato in forma di libretto con note bibliografiche e cd audio, ndr), il lavoro di Gianni sarebbe risultato insipido, incolore, insignificante, e quindi inutile. Così come è stato strutturato, invece, aggiunge molto alla conoscenza della vera personalità di Giacomo Leopardi, sottraendola anche a rappresentazioni superficiali e, a volte, addirittura false.”