SONO STATE RISPETTATE LE DIRETTIVE PUBBLICATE DAL MINISTERO DEI BENI CULTURALI PER LA SANIFICAZIONE ?
Riaprire opere d'arte, chiese e musei opere d’arte ha significato una preventiva sanificazione del patrimonio artistico e culturale italiano per debellare il Covid 19
Eliminare ogni patogeno da una chiesa, non ha significato solo disinfettare sedie, altare, pavimenti e tutto ciò che viene quotidianamente usato e toccato, beni non tutelati, ma ha riguardato anche l’ambiente circostante, statue, colonne, dipinti, beni tutelati.
La sanificazione, nonostante le direttive pubblicate dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, pare, però che non sia avvenuta in maniera corretta.
“Non c‘è peggior sordo di chi non vuol sentire - esordisce Maria Paola Bellifiori, restauratrice di Beni Culturali, abilitata dal Mibact- eppure se ne è parlato, si sono pubblicati link che rimandavano alle linee guida del Ministero, abbiamo letto leggi, decreti, rischi, tutela e competenze, ma nulla è stato recepito”.
Cosa è successo?
“Sono stati fatti interventi fuori dai protocolli, effettuati da imprese che non erano autorizzate a mettere le mani sui beni culturali come interventi idonei e rispettosi del Patrimonio. Non si è tenuto conto delle procedure, si sono utilizzati prodotti non adeguati”.
Come si sarebbe dovuto procedere?
-“Tenere conto della permanenza del virus. I coronavirus possono resistere sulle superfici inanimate , in condizionio ottimali di temperatura e umidità , fino a 9 giorni. Occorre poi ricordare che non tutti i comuni disinfettanti risultano adeguati per la pulizia in posti ove siano esposti, conservati e stoccati beni culturali.
In ogni caso, prima di procedere alla sanificazione di un ambiente occorre, anche sulla base di quanto dichiarato dallo stesso Ministero della Sanità, valutarne la reale necessità, tenendo conto del periodo di permanenza del virus sulle superfici, in relazione ai periodi di chiusura e mancata frequentazione da parte del personale impiegato e del pubblico. Questa sanificazione avrebbe dovuto prevedere accurate pulizie, senza ricorrere all’ utilizzo di prodotti a base di cloro, troppo ossidanti, ma prediligere l’ utilizzo di alcool etilico”.
Tra i prodotti green viene spesso considerato l’ utilizzo dell’ ozono.
“E’ vero, l’ozono non lascia residui tossici per l’ uomo e l’ ambiente, ma è assolutamente sconsigliabile in qualsiasi posto in cui siano contenuti beni culturali, poiché ha un’alta reattività chimica in termini di grande capacità ossidativa, con la conseguente possibilità di causare diverse forme di alterazione della materia, quali corrosioni dei metalli o viraggio cromatico di pigmenti su manufatti pittorici e su qualsiasi supporto, ligneo, cartaceo, in pelle”.
Cosa sarebbe stato opportuno fare?
“Avendo chiuso chiese, musei e opere d’ arte, quindi non entrando più nessuno, le linee guida prevedevano una semplice quarantena degli ambienti e la pulizia delle superfici e ciò che era stato toccato e usato, come pavimenti, porte, maniglie, vetri. E’ stato invece sanificato tutto, anche le opere d’arte, dipinti, statue, l’ambiente intero, senza tenere in alcuna considerazione le disposizioni ministeriali”.
La sanificazione, dunque, potrebbe mettere a rischio i nostri Beni Culturali?“Credo, conclude Maria Paola Bellifiori, si sia fatto troppo e male, gli interventi necessari erano molto più semplici, meno dispendiosi, efficaci e infinitamente meno dannosi. Solo il tempo, ce lo potrà confermare”.
LE FOTO A CORREDO DELL'ARTICOLO SONO DI PROPRIETA' DI ANTONELLA DI LELLO