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AMBIZIOSO PROGETTO ARTISTICO NELLA CASA CIRCONDARIALE DI SECONDIGLIANO

Marted 10 maggio alle ore 11,00 verrà messo in scena per il pubblico dei detenuti, uno spettacolo teatrale dal titolo “L’Odore” scritto dal drammaturgo Rocco Familiari con la regia di Krzysztof Zanussi. Il dramma rappresenta la separazione affettiva dall’amore e l’esclusione di affetti e famiglie, fulcro centrale dell’aspetto psicologico della vita dei reclusi che provoca per loro stessi un rilevante danno umano e sociale, erroneamente definito collaterale.


La trama dello spettacolo può senza dubbio essere identificata come una storia dal “contenuto originale per detenuti Nei mesi successiva alla rappresentazione, alcuni dei protagonisti della Pièce teatrale, tra cui Blas Roca Rey con la sceneggiatrice Francesca Pedrazza Gorlero, Marta Bifano lo stesso maestro Zanussi terranno un laboratorio a cui parteciperanno i detenuti che, ispirati dal loro dramma, potranno riscrivere dal loro punto di vista, la sceneggiatura per una prossima versione filmica, direttamente vissuta nella loro quotidianità.

Il laboratorio comprenderà anche l’esecuzione delle scene salienti della storia, pertanto si trarrà spunto dal percorso di reinvenzione e approfondimento critico dei detenuti e dalla rappresentazione di personaggi e di alcune scene in carcere per realizzare un docu-film, che verrà poi distribuito in Scuole e Università e per il grande pubblico della televisione.

“Il carcere di Secondigliano, ha detto Marta Bifano, è una struttura circondariale “modello” diretto da una donna illuminata di nome Giulia Russo, coadiuvata nella sua attività da un equipe di ferro in cui spiccano Olmo Orlando e l’educatrice Gabriella Di Stefano. Grazie alla partnership mia e della mia socia Francesca Pedrazza Gorlero, titolari della Loups Garoux Produzioni con Media Mediterranea ed Arti Magiche di Silvana Leonardi e Vincenzo Di Marino, subito dopo la kermesse teatrale di Secondigliano, realizzeremo un docu-film con la regia di Paolo Colangeli. Una recente proposta di Legge in Parlamento e il lavoro nelle carceri di tanti uomini di teatro, oggi molto diffuso anche grazie ad alcuni recenti film, ha continuato la Bifano, sostengono la pratica artistica con i detenuti per i suoi effetti tangibili e pratici prodotti sul singolo recluso, sull’ intera comunità e sulla società al di là delle sbarre a cui egli stesso verrà restituito, completamente trasformato, una volta scontata la pena. Queste iniziative politico-culturali come la nostra in un difficile momento di instabilità e diffusa angoscia sociale, devono essere supportate utilizzando tutti gli strumenti possibili”

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