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Gli avvocati posano le toghe e chiedono giustizia: terza astensione in due mesi


La Giunta dell’Unione delle Camere Penali, sulla scorta delle precedenti delibere del 4 e 17 marzo 2017, ha nuovamente invitato gli avvocati all’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale dal 2 al 5 maggio 2017.

In particolare, la Giunta ha manifestato la sua contrarietà, durante il lungo iter parlamentare del DDL, alla riforma del meccanismo della prescrizione e del cd. processo a distanza, denunciando duramente anche << l’uso dello strumento della fiducia ai fini della approvazione del DDL da parte del Governo sottraendo al Parlamento ogni possibile confronto su di una riforma che incide in profondità sull’intero sistema processuale e sull’intero ordinamento penale>>; ribadendo che << nonostante le molteplici e convergenti critiche sollevate nei confronti di tale iniziativa governativa, si è proceduto in Senato al voto di fiducia, impedendo che sul disegno di legge si sviluppasse la necessaria discussione sulle molteplici questioni tuttora controverse (…) con riferimento a riforme che incidono in maniera diretta e penetrante sulla natura stessa del processo penale, distorcendo gravemente il modello accusatorio del giusto ed equo processo>> e concludendo come appaia << necessario adottare ogni opportuna ed ulteriore iniziativa di protesta e di contrasto>>.

Il problema è, però, ben più ampio.

Quanto al merito del contestato DDL, composto di 40 articoli, notevoli e numerosi sono i mutamenti di diritto sostanziale e processuale penale. La riforma, infatti, oltre a modificare il regime della prescrizione dei reati, introduce quale nuova causa estintiva la condotta riparatoria dell’imputato che abbia eliminato le conseguenze dannose o pericolose del reato. Essa prevede, poi, l’inasprimento del trattamento sanzionatorio per i reati di furto in abitazione e rapina che vedono aumentati i minimi edittali e che concedono 30 giorni (e non più 20) per l’opposizione della persona offesa alla richiesta di archiviazione formulata dal P.M., nonché per il reato di scambio elettorale politico-mafioso, con una pena compresa tra i 6 e i 12 anni.

Ci si domanda se, ancora una volta, non siano scelte tese alla strumentalizzazione dell’elettorato, manipolate dai media e mirate ad un “giornalismo”, proposto dai canali nazionali, che prima getta nel panico gli ascoltatori su temi ridondanti e a cadenze regolari, e dopo si sente vittoriosa per una battaglia populista e meramente lucrativa.

Il DDL contiene, sempre in ambito di diritto penale sostanziale, una delega al Governo per la modifica del codice penale del regime di procedibilità di alcuni reati, delle misure di sicurezza personali e dell’eliminazione dell’iscrizione nel certificato del casellario giudiziale dei provvedimenti applicativi la causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto.

Il termine perché la Persona Offesa possa opporsi alla richiesta di archiviazione passa poi da 10 a 20 giorni; novità anche in tema di giudizio abbreviato ed in tema di ragguaglio tra pene detentive e pecuniarie: ogni giorno di pena detentiva è ridotto da 250 a 75 euro.

Anche la disciplina delle impugnazioni subisce variazioni sostanziali: dalla reintroduzione del concordato sulla rinunzia dei motivi in appello alla possibilità che l’imputato possa personalmente proporre impugnazione (purché non si tratti di ricorso in Cassazione), passando per la rinnovazione dell’istruzione dibattimentale quando l’appello sia proposto dal P.M. avverso un’assoluzione.

Una riforma che pur non contenendo solo sfumature negative avrà l’effetto di rendere più lunghi i tempi processuali e unitamente al problema delle assunzioni del personale giudiziario non faranno che paralizzare il macchinoso sistema giudiziario.

Quasi da ridere, se si analizza l’ultimo trentennio politico italiano, è poi la delega al Governo per la revisione della materia delle intercettazioni.

Quanto, piuttosto, all’ennesimo approccio antidemocratico finalizzato all’approvazione del disegno di legge, il dibattito assume toni ancora più aspri. Non manca, infatti, chi nuovamente richiama il Governo alla responsabilità politica di riproporre il voto di fiducia alla Camera, a conferma del perdurante atteggiamento di inconcepibile disprezzo del dibattito parlamentare.

Ad uscirne lesi sono i principi costituzionali della celerità del processo, della presunzione d’innocenza e del diritto di difesa.



Per tutti questi motivi, il giorno 3 maggio 2017 dalle ore 10,00 alle 13,00, a Firenze, presso l’Auditoriunm Sant’Apollonia, in Via San Gallo 25, si è tenuta la manifestazione nazionale per discutere delle ragioni delle astensioni.


Ma qual è il reale svolgimento dell’attività professionale nei giorni di astensione?

Alle 8,00 la solita, corposa schiera di praticanti avvocati varca le porte del Tribunale per provvedere alle prenotazioni. In aula, poi, ci sono proprio tutti. Dai testimoni e Persone Offese non avvisati del mero rinvio agli imputati che, prontamente istruiti dai difensori, possono dichiarare di vedere celebrato il processo, tanto il termine prescrizionale si sospenderebbe comunque. A quel punto l’avvocato non può rifiutarsi. In alternativa, il difensore che aderisca veramente all’astensione non può che presenziare ugualmente al processo per evitare che qualche collega lo tratti e poi chiami l’assistito per “guadagnarsi la giornata”. E nelle cancellerie? Solite code per terminare gli adempimenti.

Ci si domanda allora se realmente tutti avvertano il disagio di un governo atecnico e sempre più lontano dai principi costituzionali o se si tratti del solito, inascoltato gregge.

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