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CONNESSIONI IN ROSA


“L’essere umano (…) ha bisogno di condividere con gli altri: vissuti, emozioni, idee, progetti. La condivisione è possibile grazie all’apertura nei confronti degli altri: apertura che dovrebbe essere nella normalità della propria vita e non un elemento straordinario ed eccezionale.” (Esperienze di Base e sviluppo del Sé-Luciano Rispoli)


Viviamo tutta la vita situazioni di insieme, di stare con, e tutto questo ha in sé una piacevolezza intrinseca.

Purtroppo può accadere che man mano che si cresce, una sfumatura dello stare insieme si possa alterare creando vissuti di disagio nelle persone.

Sto parlando della capacità di mostrarsi.

I bambini piccoli hanno piacere nel mostrarsi: mostrano serenamente il loro corpo nel ballo spontaneo, nel gioco sfrenato, mostrano con orgoglio i loro disegni o qualsiasi cosa siano stati capaci di fare; amano mascherarsi e colorarsi il viso e aspettano che l’adulto li valorizzi per la loro bellezza o per la loro bravura.

Crescendo si può perdere questa capacità di mostrarsi serenamente, lasciando il posto ad una eccessiva vergogna.

Se si percepisce di non piacere mai, se si viene eccessivamente criticati, se parole di approvazione sono troppo rare e uno sguardo amorevole di apprezzamento è troppo difficile da conquistare, il bambino si convincerà di non piacere; comincerà a non mostrarsi con disinvoltura perché l’insicurezza di sé e delle proprie capacità avrà preso il sopravvento.

L’adulto che diventerà potrebbe portare con sé importanti strascichi di questa alterazione perché, anche se non si può pretendere di piacere a tutti indiscriminatamente, sapere di poter piacere agli altri è fondamentale nelle relazioni, siano esse sentimentali o sociali che di lavoro; per potersi proporre per quello che si è o per quello che si è capaci di fare. Si farà quindi molta fatica a prendere iniziativa, a proporsi, a mostrarsi appunto.

Può accadere, altresì, nella vita che la propria capacità di mostrarsi sia duramente messa alla prova, mortificata, come nel caso di malattie che vanno a modificare l’aspetto del corpo.

Il cancro è una di queste.

L’impatto con la notizia della malattia è sempre spiazzante, lascia sgomenti, increduli; può portare a sentirsi invasi da mille emozioni e pensieri tutti assieme oppure suscitare un primo momento di “anestesia emotiva” data proprio dallo shock della notizia.

Se le sensazioni iniziali possono essere diverse, gli stati d’animo successivi sono facilmente intuibili: paura per il proprio futuro, ansia per le terapie a cui si dovranno sottoporre e stati depressivi all’interno dei quali possono cadere a seconda anche di quali risorse mentali ed emotive si dispone in partenza, cioè prima dell’insorgenza della malattia; incidono anche la gravità della malattia stessa e il sostegno sociale di cui possono beneficiare.

Oltre alle indiscutibili gravi conseguenze sulla propria salute, anche l’aspetto esteriore subisce profonde trasformazioni in tempi talvolta brevissimi: perdita significativa di peso, perdita di capelli, sopracciglia, pallore ed eruzioni cutanee, che danno vita a insicurezza, imbarazzo e in generale disagio per il proprio aspetto.

Guardarsi allo specchio e non riconoscersi, camminare per strada e percepire gli sguardi altrui pensando “ecco mi guardano perché sono malata!”, vergognarsi di non avere più i capelli, dover mettere in stand by tutte le attività della propria vita perché ci si deve curare; veder andare via fidanzati o amici che non reggono lo stress della situazione, doversi specchiare negli occhi dei propri cari e vederne il dolore e la preoccupazione… sono alcune delle affermazioni che ho avuto modo di ascoltare raccogliendo testimonianze tra le partecipanti ad un evento benefico a cui ho collaborato.

Molte delle donne che hanno vissuto l’esperienza della malattia e ne sono uscite, ritrovano, assieme alla salute, una più chiara consapevolezza di sé stesse, delle proprie esigenze e delle proprie priorità.

Può modificarsi persino la scala di valori che fino a quel momento aveva guidato la loro vita per lasciare spazio a ciò che è buono per sé, a ciò che è veramente importante.

In questa esperienza, assieme a modelle professioniste e a donne che avevano vissuto la malattia di un loro caro e per questo erano lì a regalare il proprio tempo per la causa, c’erano loro, donne tra le donne.

Se ti dicessi che erano le protagoniste della serata, fotografate, intervistate e ammirate da un pubblico entusiasta?

Si amico mio, come la fenice che risorge dalle proprie ceneri, anche la capacità di mostrarsi può essere recuperata, come ad esempio grazie ad un evento del genere, e tornare a far splendere la vita delle persone.

Nel dietro le quinte dell’evento organizzato da Connessioni Creative con la partecipazione dell’associazione “Donna Come Prima” – affiliata LILT e la collaborazione di Scuola estetica Napoli Sirio Aja, ho visto ragazze e donne sorridenti, ho percepito trepidazione, emozione, allegria… ho ammirato turbanti ed abiti personalizzati, gioielli artigianali, volti valorizzati dal makeup; ho ascoltato risate, chiacchiere leggere tutte al femminile, su quanto fosse corta quella gonna o quanto fossero alti quei tacchi… e ho osservato donne che esorcizzavano la paura e si riappropriavano della propria bellezza e della propria femminilità… se non è mostrarsi questo!!

Ti invito a cliccare sui link di collegamento così da poter vedere anche tu, e spero apprezzare, lo sforzo collettivo, la condivisione creativa di donne fatta con e per altre donne, e ti saluto con le parole del Buddha che trovo più che appropriate…


“Alziamoci e siamo riconoscenti, perché se non abbiamo imparato molto oggi, almeno abbiamo imparato qualcosa, e se non abbiamo imparato qualcosa, almeno non ci siamo ammalati, e se ci siamo ammalati, almeno non siamo morti; quindi, siamo tutti riconoscenti.“

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