Rassegna di cortometraggi internazionali sulla Palestina che ha eletto Napoli come ultima tappa di un
tour cominciato a Venezia il 27 settembre e proseguito a Firenze, Roma, Bologna, prima di sbarcare in Palestina da novembre del 2017.
La “stazione” napoletana avrà luogo tra il 19 e il 21 ottobre 2017 al PAN
Mate superb di Hamdi alHroub | Primo premio “Documentario palestinese”
(Palestina 2013, 12’ 58”) sceneggiatura Hamdi alHroub, fotografia Mohammad Alfateh, suono Sami Albatsh, musica John S. Hanson, Jasper Kyd, produzione ARTE
A Gerusalemme è proibito fare parkour. Ma un gruppo di ragazzi palestinesi ama troppo correre, saltare tra gli edifici e gli ostacoli, esprimere con l’energia del corpo in movimento il desiderio di libertà. E coltiva il sogno di una “missione impossibile”: fare parkour nientemeno che alla Porta di Damasco, luogo simbolico della Palestina e dell’occupazione.
Hamdi Alhroub (Betlemme, 1990), diplomato all’Università di Arte e Cultura Dar Al-Kalima di Betlemme, è autore di numerosi cortometraggi di documentario e di fiction.
High Hopes di Guy Davidi | Primo premio “Documentario internazionale”
(Palestina 2015, 14’) montaggio Guy Davidi fotografia, produzione Angela Godfrey-Goldstein, musica Pink Floyd
Mentre nel 1997/98 il processo per gli Accordi di Oslo prosegue, alimentando nel mondo “grandi speranze” di pace, l’esercito israeliano deporta con la forza un clan di profughi beduini in una discarica di rifiuti, favorendo la parallela espansione delle colonie. Il cortometraggio, che vede tra l’altro le testimonianze di Faisal Husseini e Edward Said, è interamente basato su materiali d’archivio di AP/BBC, con un impietoso montaggio che mostra la concomitanza delle promesse di pace e delle deportazioni. Le “High Hopes” del titolo sono una citazione dell’omonima canzone dei Pink Floyd, che hanno donato le loro musiche per questo film.
Guy Davidi (Jaffa, 1978) è uno dei nomi di punta del cinema indipendente israeliano. Dopo aver rifiutato di prestare il servizio militare all’età di 19 anni, ha realizzato soprattutto reportage e documentari sulla società e sulla politica israeliana, molti dei quali incentrati sull’occupazione della Cisgiordania da parte dell’esercito israeliano. Con Emad Burnat ha firmato il documentario Five Broken Cameras (2011), che ha ricevuto la nomination agli Oscar.
Ave Maria di Basil Khalil | Primo premio “Fiction Palestinese”
(Palestina, Francia, Germania 2015, 14’ 44”) montaggio Basil Khalil sceneggiatura Basil Khalil e Daniel Yáñez Khalil, fotografia Eric Mizrahi, suono Mathieu Choux musica Jamie Serafi, con Shady Srour, Ruth Farhi, Maya Koren, Maria Zreik, Huda Al Imam, produzione Incognito Films
Nel bel mezzo della Cisgiordania occupata, cinque suore, che hanno fatto il voto del silenzio, vivono in pacifico eremitaggio. Finché un giorno, qualcuno bussa alla porta: una famiglia di coloni si è schiantata con l’automobile contro la statua della Madonna e non riesce a ripartire. Coloni ebrei e suore cattoliche entrano così in una surreale rotta di collisione che scardinerà consuetudini e certezze.
Basil Khalil (Nazareth, 1981) ha studiato a Edimburgo e attualmente vive a Londra. Nel 2005 ha dire o il suo primo documentario Replay Revenge per Al Jazeera English. Successivamente ha lavorato in numerose produzioni televisive, in par colare di documentari.
One minute di Dina Naser | Primo premio “Fiction internazionale”
(Giordania, Belgio 2015, 10’ 28”) sceneggiatura, montaggio Dina Naser, fotografia Dina Naser, Ali Alsa’adi suono Hoang Thuy, musica Hassan Abu Hammad con Majd Hijawi, Ruba Hannun, Alia Daoud
Gaza, una notte sotto le bombe. Una madre nel buio, tra mura domestiche che danno sicurezza. Un neonato piange. Un telefono che si illumina con un messaggio: solo 5 minuti per evacuare il palazzo prima che venga raso al suolo. Il tempo incalza, il buio incombe, i piani si mescolano alle deflagrazioni e la fine è sempre più vicina…
Dina Naser (Kuwait, 1981) ha studiato in Europa col programma Docnomads e ha lavorato in diverse produzioni televisive. Ha dire o diversi corti documentari sui campi profughi palestinesi e sui bambini siriani rifugia . Con il corto Sea Wash (2016) ha raccontato ancora una volta i profughi, questa volta coloro che, in fuga verso l’Europa, perdono la loro vita in mare.
Entr’acte di Seyed Mohammad Reza Kheradmandan
Primo premio “Corto sperimentale”
(Iran 2016, 6’) sceneggiatura Seyed Mohammad Reza Kheradmandan, art director Behzad Rajabipour, montaggio Abuzar Heidari, suono Ali Reza Alavian, musica Hamed Sabet, produzione Mohammad Reza Shafah
La testa di un bambino nel mirino di un fucile. In una città distrutta dalle bombe, il cecchino prende la mira. Questo corto d’animazione si ispira alla storia vera di un cecchino israeliano che, durante l’attacco a Gaza del 2014, si vantò su Instagram di aver ucciso 13 bambini palestinesi in un giorno. Seyed Mohammad Reza Kheradmandan (Teheran, 1984), laureato in arti visive, si è poi specializzato in cinema, realizzando numerosi cortometraggi di fiction, animazione e documentari.