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5000 "I QUATTRO GATTI" DI RETE BIOCIDIO SCESI IN PIAZZA PER SFIDUCIARE DE LUCA

Più di cinquemila sono i cittadini campani, attivisti dei vari comitati ambientalisti, delle realtà associazioniste e politiche, che il 24 marzo hanno partecipato al corteo regionale regionale organizzato dalla Rete Stop Biocidio.

Una folla gremita che, tra striscioni, sacchette di rifiuti urbani e maschere, è partita alle 15.00 da Piazza Mancini e percorrendo corso Umberto I, piazza Bovio, via Guglielmo San Felice, via Acton, è giunta in via Santa Lucia, cantando “Jatevenne”, canzone inedita dei Terroni Uniti, presenti al corteo; canzone scritta appositamente per manifestare la solidarietà del mondo artistico.

Alla Giunta della Regione Campania, il simbolico lancio e deposito delle sacchette, nonché la dichiarazione della mozione di sfiducia popolare al governo regionale, di seguito riportata:

IL POPOLO CAMPANO

VISTA la reiterata disponibilità della classe di governo regionale a sostenere l'operato delle ecomafie;

VISTO il contenuto dell'inchiesta Bloody Money che riprende esponenti del centrosinistra e del centrodestra campano disposti a trattare della gestione dei rifiuti con un collaboratore di giustizia condannato per reati di associazione mafiosa;

VISTO il continuo ricorso a dispositivi emergenziali come strumento che consente un sistema diretto di appalti in deroga alla legislazione ordinaria e sottratto al controllo democratico della cittadinanza;

VISTI gli effetti nefasti della legislazione speciale e dei commissariamenti che, incapaci di gestire il disastro ambientale, diventano una mannaia debitoria sulle spalle delle nuove generazioni;

VISTO il continuo tentativo di negare il dramma sanitario del biocidio;

VISTO il piano criminale di smantellamento della sanità pubblica a fronte di un territorio che avrebbe bisogno di monitoraggio, investimenti sul diritto alla salute e risarcimenti per le comunità colpite dall'inquinamento;

CHIEDE le dimissioni immediate del governo regionale;

CHIEDE la cessazione immediata di ogni dispositivo emergenziale relativo alla gestione rifiuti e il ritorno ad affidamenti pubblici;

CHIEDE la definizione di osservatori aperti alla cittadinanza che possano vigilare costantemente sull'efficacia e la trasparenza degli interventi e delle loro tempistiche.

INVITA tutti i componenti del consiglio regionale ad assumere questo mandato e procedere alla sfiducia del governo regionale.



Tra i partecipanti al corteo, anche vari bambini, tra cui gli scolari della classe 1 B della scuola elementare “Guglielmo Marconi” di Pozzuoli, vincitori della V edizione del concorso “Inventiamo una banconota”, accompagnati dalla loro maestra, Giovanna Di Francia. Un’iniziativa promossa da Banca d’Italia e Ministero dell’Istruzione, che vede protagonisti 23 bambini, cassificatisi primi per la categoria “scuola primaria” di Campania, Puglia e Basilicata, con un premio di ben mille euro, ora in preparazione per la fase nazionale. Un bozzetto, il loro, che rappresenta quanto il potere dei soldi spesso si scontri con il diritto alla salute, come simboleggiato dal loro disegno: un prato verde, dei bambini, dei frutti contaminati. Accanto ad essi, Marzia Caccioppoli, Presidente di “Noi genitori di tutti Onlus”, e le “Mamme vulcaniche”.

Impossibile elencare tutte le realtà che aderiscono all’iniziativa (n.d.r.: è possibile consultare la Pagina Facebook Stop Biocidio) La manifestazione, infatti, raccoglie centinaia di comitati, dal nord al sud dell’Italia, come dimostra anche la viralità dei video di protesta #ASackettChallenge, lanciata dall’imprenditrice agricola Miriam Corongiu.

In Campania, la Rete Stop Biocidio si incontra ancora una volta, il 26 marzo a Caserta, luogo ancora da definirsi, per portare avanti la sua battaglia ambientalista contro l’illegalità e lo sversamento illecito dei rifiuti. Da “fiume in piena” del 16 novembre 2013, la rete si allarga sempre di più e non si arresta, dimostrando al governatore De Luca che non sono “quattro gatti”, come da lui dichiarato, coloro che avversano un sistema politico troppo spesso più vicino agli interessi individuali dei pochi – basti vedere l’inchiesta “Bloody Money” condotta da Fanpage - che a quelli della comunità.




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