Presentato a Casa Sanremo “Il Signore dei Livelli. In nome del cognome” storia delle storie, un racconto dedicato alla lobby più potente al mondo, il clan di cui tutti facciamo parte: il destino. E’ una conversazione intima e visionaria, ispirata da uomini e donne libere, ambasciatori di democrazia, che hanno il coraggio di ragionare all’interno delle proprie storie, idee e passioni. Rispettando la storia, i suoi cambiamenti, gli insegnamenti. Non facendo della denigrazione altrui la gogna politica, social sociale, mediatica, necessaria per essere ciò che si desidera, ma non ciò che si è o che ci si merita di essere. Come il destino che per sua natura disegna e assegna. Senza dubbi, incertezze, ma riservandoci sempre una clausola di salvaguardia: il libero arbitrio, quello che ci rende vulnerabili, deboli ma anche interpreti autentici di noi stessi, destinati ad essere ciò che siamo, vivendo la nostra vita intensamente e senza il
rammarico di averla vista trascorrere in panni altrui. Parla di democrazia, della ricerca di un ragionamento, di un rinnovato popolarismo, democratico-sociale, liberale, progressista e identitario, riformista e moderato, in cui le differenze diventano “pilastri della democrazia”.
Racconta della gente, perché in principio fu “uomo e donna”, non altro. E questo principio è la chiave del racconto, in cui le convenzioni di una società borghese fatta di caste, cercheranno di sottrarre al “Signore dei Livelli” proprio ”in nome del cognome”, la sua natura, di essere capo della lobby “clan destino”, globalizzando questa origine terrena in una pragmatica visione del mondo che rende forte solo “chi appartiene”. E’ la sfida dei sognatori, uomini e donne ispirati dalle parole del “Principe”, Antonio De Curtis, in arte Totò, che nella sua poesia “ A livella”, definita in questo libro dall’autore “opera unica”, trovano tra le rime del finale la sintesi della vita :“La morte sai cos’è?… è una livella. Un re, un magistrato, un grand’uomo, passando questo cancello, ha fatto il punto che ha perso tutto, la vita e pure il nome: non ti sei fatto ancora questo conto? Perciò, stammi a sentire… non fare il restìo, sopportami vicino – che t’importa? Queste pagliacciate le fanno solo i vivi.. noi siamo seri… apparteniamo alla morte!”