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I NAVIGATOR CAMPANI: “SIAMO ITALIANI COME TUTTI GLI ALTRI”



Arrabbiati, delusi e stanchi di promesse puntualmente mancate e prospettive inesistenti, i navigator campani del reddito di cittadinanza, scesi in piazza a protestare il 22 luglio a distanza di un mese dalle prove selettive di Roma, non ne possono più di incertezze e giochi politici sulla loro pelle. C’è chi ha famiglia e figli da crescere, chi ha riposto le speranze nell’ennesimo concorso dopo la laurea per rendersi autonomo, figura persino tra loro l’emigrante fuori regione e all’estero, tornato per «realizzare qualcosa anche nella propria terra».


Sono numerosi i manifestanti nell’assolata mattinata sotto Palazzo Santa Lucia, incuranti del caldo torrido, lo stesso che nei tre giorni di giugno li vide spingersi fino alla Fiera di Roma per il concorso vinto e poi negato, di fatto, con il rifiuto da parte del Governatore Vincenzo De Luca di contrattualizzare quelli che a suo dire «sono e saranno i nuovi precari». «Eppure del contratto a termine eravamo e siamo pienamente consapevoli e non capisco personalmente perché il Presidente della Regione Campania, dopo anni di precarizzazione in Sanità e Istruzione, voglia metterla su questo piano», si interroga Francesco Pastore, 30 anni, navigator di Salerno con una laurea in Scienze Politiche.


«Le altre regioni hanno firmato la stessa convenzione e stanno avviando programmi e contratti per i navigator, e non si tratta di giunte guidate dal Movimento Cinque Stelle», aggiunge, esprimendosi poi anche sul concorsone regionale nella Pubblica Amministrazione: «Faccio concorsi da una vita, risulto già idoneo in uno scorrimento per assistente giudiziario e l’anno prossimo potrei essere chiamato, forse se non fossi passato come navigator avrei partecipato al concorso regionale imminente. C’è una procedura concorsuale lunga lì con due prove scritte, un tirocinio da 1000 euro al mese in palio e posti pochi disponibili nei comuni, alcuni dei quali in dissesto e che quindi potrebbero vanificare le assunzioni. Resto perplesso».


«Il concorso regionale va fatto come consiglia il Governatore ed è un’altra occasione importante, ciononostante quello dei navigator non può passare in sordina e cadere definitivamente nel baratro: si tratta pur sempre di un’ottima chance di formazione e ci sono percettori del reddito di cittadinanza che mi chiedono spesso quando si avvierà la famosa fase due», confida invece Francesco Marciano, navigator casertano di 29 anni con una laurea in legge alla Federico II.


Stesse domande rivolte da amici, conoscenti e qualche familiare percettore del reddito anche a due ragazzi di Benevento, giunti a Napoli per rappresentare i loro colleghi navigator sanniti nella protesta di Santa Lucia: «La figura del navigator in questo momento è essenziale per evitare che si trasformi in mero assistenzialismo. Senza alcun rispetto siamo stati paragonati ad animali e ai Neanderthal che diventano Sapiens: forse De Luca non sa che abbiamo titoli accademici e tanto studio alle spalle che ci hanno consentito di vincere un concorso e di sperare in due anni di formazione e lavoro retribuiti con 1800 euro al mese e 300 euro di rimborso spese forfettario. Per chi ha bimbi piccoli a casa come noi è una questione vitale e poi perché non devo godere dello stesso diritto di un navigator assunto in Veneto o Piemonte? Siamo italiani quanto loro, prima di essere campani, chissà perché finiamo per essere sempre più speciali noi», si chiedono Silvia Zipeto e Francesco Sannino, rispettivamente laureati in Sociologia e Scienze Politiche.


Di sicuro è speciale la parabola dell’irpina Chiara Marra, 31 anni e due lauree magistrali in tasca in Sociologia e Relazioni internazionali, reduce da anni di lavoro fuori regione in Emilia Romagna e Lombardia e dall’esperienza nella cooperazione internazionale.


La giovane navigator di Avellino è approdata in un concorso che ha vinto e in cui sembra però si siano arenate le più fiduciose aspettative occupazionali: «Dopo aver trascorso la mia vita accademica e lavorativa tra Bologna dove mi sono laureata e la Serbia in cui mi occupavo di rifugiati, pensavo di poter tornare finalmente nella mia regione e fare qualcosa di buono anche qui. Mi sono sbagliata?». Giriamo la sua domanda alle Istituzioni che decideranno la sorte dei 471 navigator campani.


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