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UN SUCCESSO LA DISCESA DEL DANUBIO A REMI ORGANIZZATA DAI TECNICI RICCARDO DEZI E GIULIA BENIGNI. A


Scambio di body tra l'atleta austriaco PR3 Donauhort e il nostro Luca Agoletto, PR3 Aniene

Nella foto: scambio di body tra l'atleta austriaco Gerard Ziniel (PR3 Donauhort) e il nostro Luca Agoletto (PR3 Aniene)


Roma, 29 luglio 2019 – Si è conclusa ieri, domenica 28 luglio, con l’arrivo al Wiking Yacht Club di Budapest, l’impresa remiera internazionale di cui sono stati protagonisti atleti del canottaggio e pararowing, insieme lungo 300 chilometri di Danubio: da Vienna a Budapest.


Quattro gli equipaggi delle barche da 8 con timoniere – tra cui uno composto da atleti italiani e austriaci non vedenti o ipovedenti e accompagnatori, e gli altri da atleti del Circolo Canottieri 3 Ponti nonché da due atleti del Circolo Canottieri Aniene di Roma – messi in acqua da Riccardo Dezi e Giulia Benigni, tecnici di IV livello europeo, allenatori del Circolo Canottieri 3 Ponti, ideatori dell’evento sportivo, che hanno realizzato con il fondamentale contributo della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale. L’appoggio della Fondazione si inserisce nel quadro del suo impegno costante nella promozione, tra l’altro, di tutte quelle attività sportive che contribuiscano alla coesione e all’inserimento sociale delle categorie vulnerabili, veri e propri servizi sociali d’interesse generale.


A tenere il passo e la testa del gruppo per quasi l'intera regata proprio l’equipaggio degli atleti del Pararowing con gli accompagnatori. La formazione vedeva al numero 1 Luca Agoletto (PR3 Aniene), al numero 2 Marco Carapacchio (PR3 CC3Ponti), al numero 3 Claudia Rauch (PR3 Donauhort), al numero 4 Gerard Ziniel (PR3 Donauhort), al numero 5 Daniele Stefanoni (PR3 Aniene), al numero 6 Richard Sellinger (accompagnatore), al numero 7 Aldo Cerini (accompagnatore), al numero 8 Matteo Fraschetti (accompagnatore) e, al timone, Florian Kremslehner (accompagnatore).


Partiti da Vienna, dal Donauhort Ruderverein, uno dei più antichi club remieri della città, gli equipaggi hanno percorso i primi 45 chilometri fino a Bad Deutsch-Altemburg, località termale della Bassa Austria. Successivamente hanno raggiunto Bratislava, in Slovacchia (40 km), e poi l’ungherese Gonyu, la tappa più dura, 63 chilometri con attraversamento di due chiuse, Kunovo e Dunakility. Di lì a Komarno, Slovacchia, per un tragitto di circa 35 chilometri sul fiume, e poi i 50 chilometri fino ad Esztergom, di nuovo in Ungheria. L’ultima tappa domenica scorsa: 65 chilometri circa per arrivare a Budapest, con sosta anche a Szentendre, fino al Wiking Yacht Club.


In tutto circa 300 chilometri per un’impresa più che impegnativa, dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista della concentrazione e della capacità di adattamento alle diverse condizioni affrontate. Particolarmente dura l'ultima tappa. Oltre alla considerevole distanza da percorrere, con solo due soste previste, i canottieri hanno dovuto contrastare un fortissimo vento contrario che soffiava a 10-12 nodi. Dopo la seconda sosta, ripartiti verso Budapest, a circa 12 km dall’arrivo, le barche sono state raggiunte da una tempesta con pioggia fortissima e vento. Gli equipaggi sono stati costretti a sbarcare in tutta fretta su una vicina spiaggia di sabbia fangosa, che ha ospitato le barche e riparato con la sua fitta vegetazione gli atleti. Venti, lunghissimi, minuti di sosta forzata, durante i quali le raffiche di vento minacciavano di sollevare in aria le barche. Passata la tempesta, il Danubio ha riacquistato il suo famoso colore blu e il suo placido aspetto e gli equipaggi hanno completato la tappa finale della regata, raggiungendo il Wiking Yacht Club di Budapest.


Sollievo, orgoglio per l’impresa compiuta, festeggiamenti di rito e una meritata cena di gala hanno concluso sei giorni da non dimenticare. Trascorsi faticando e divertendosi, nel segno dello sport più bello, Quello inclusivo, partecipato, fautore di coesione sociale.




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