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IL VIAGGIO DI EINSTEIN A BOLOGNA


Einstein a Bologna: l'organizzazione dell'evento


l 19 gennaio 1921 il matematico e professore di Geometria proiettiva dell’Università di Bologna Federigo Enriques scrisse una lettera ad Albert Einstein per invitarlo a tenere una serie di conferenze nel capoluogo felsineo. L’ateneo bolognese aveva in programma di ospitare un ciclo di conferenze tenute da “illustri scienziati stranieri” e come scrisse Enriques in quella lettera «si desidera d’iniziare la cosa nel modo più alto, chiamando qui una personalità superiore».


Einstein, appunto. Nonostante al momento della stesura della lettera Enriques e Einstein si conoscessero da almeno un decennio e fossero ammiratori l’uno del lavoro dell’altro, quelle conferenze non sarebbero state solo un momento di incontro tra due amici. Furono un capolavoro organizzativo sul piano accademico, ma non solo. Esse sono state rese possibili da un decennio di collaborazioni e scambi tra Einstein e numerosi intellettuali, soprattutto matematici europei, tra i quali spiccano diversi italiani.

Quella collaborazione portò dalla relatività ristretta (1905) alla relatività generale (1916). Il percorso di Einstein fu fortemente debitore ai protagonisti di questa storia e non è un caso che proprio Bologna, nel 1921, diventi crocevia e punto d’incontro di queste menti straordinarie che aiutarono Albert Einstein al completamento del suo decennale progetto di ricerca.




EINSTEIN ALL'ARCHIGINNASIO DI BOLOGNA


Rieccoci così al 1921 e alla lettera del 19 gennaio nella quale Federigo Enriques finalmente vede all’orizzonte quell’incontro: l’ateneo bolognese e le conferenze erano l’occasione giusta per provare a portare il grande scienziato in Italia. Enriques va dritto al punto sin dalle prime righe. La lettera prosegue serrata, senza troppi convenevoli e approda a due aspetti cruciali che il matematico italiano mette subito in gioco: il compenso e la lingua in cui tenere le conferenze.

«Il Comitato […] non dispone di larghe somme, quali possano compensare degnamente la Sua scienza e la Sua celebrità» scrive Enriques, che però fornisce all’interlocutore anche una cifra precisa. «Possiamo offrire soltanto un’indennità di viaggio e soggiorno, che potremmo calcolare globalmente in 3 mila lire italiane”.


Ma Enriques dovette farsi ambasciatore anche di un’altra richiesta nei confronti di Einstein: tenere le conferenze in italiano. Einstein parlava – e scriveva – in italiano, ma la richiesta era comunque impegnativa, perché si pregava lo scienziato di illustrare i difficili concetti della relatività in una lingua diversa dalla sua lingua madre: impresa non da poco, nemmeno per Albert Einstein, che forse qualche preoccupazione la nutriva davvero. In una cartolina scritta mentre si trovava a Firenze e indirizzata all’amico Michele Besso del 20 ottobre 1921, quindi due giorni prima della conferenza inaugurale, Einstein scriveva a tal proposito: «Domani partirò per Bologna dove devo tenere una conferenza in italiano, poveretti!».


Il 2 febbraio 1921 Einstein informò Enriques che accettava la proposta. A questo punto c’era da iniziare a definire le date. In una lettera del 17 febbraio, Enriques propose due opzioni: la prima è individuata dal 15 al 31 ottobre, quando l’università inizia a ripopolarsi dopo la pausa estiva; la seconda è nel giugno del 1922. Enriques consigliò questa seconda ipotesi, ma Einstein optò per la prima, come si evince da una nuova missiva di Enriques dell’aprile 1921. Enriques scrisse nuovamente a Einstein in luglio, chiedendo una sinossi dell’intervento: «[…] mi farebbe cosa grata mandandomi il più presto possibile tali sunti»; poi di nuovo all’inizio di settembre, in una lettera nella quale i toni, sebbene sempre estremamente cordiali, iniziavano però a farsi un po’ più serrati, visto che ufficialmente le date non erano state ancora fissate: «Carissimo Collega, ci avviciniamo all’epoca delle sue conferenze, promesse per la seconda metà di ottobre. Ora io avrei bisogno di sapere, con cortese sollecitudine, i giorni precisi in cui Ella si propone di tenere queste conferenze, e possibilmente anche i loro titoli».

Il 25 settembre Enriques invia l’ultima lettera che precede le conferenze, nella quale si dice entusiasta della conferma dell’approdo sotto le Due Torri di Einstein. Le conferenze erano state fissate per i giorni di sabato 22 ottobre, lunedì 24 ottobre e mercoledì 26 ottobre 1921, presso l’Aula Stabat Mater dell’Archiginnasio.


Nella lettera di fine settembre 1921 Enriques si raccomandava con il collega di raggiungerlo a casa sua la sera prima della conferenza, ovvero venerdì 21 ottobre, per un tè e per «farle conoscere […] alcuni colleghi ed amici. S’intende che verrà lei con il suo figliuolo, che ha proprio l’età del mio».


Una celebrità sotto le Due Torri


Albert Einstein fu accolto alla stazione di Bologna da Adriana Enriques, figlia di Federigo e giovane matricola iscritta alla facoltà di Matematica. Scese da un vagone di terza classe. Adriana lo riconobbe subito quando vide «un alto signore dall’aspetto imponente, il cappello nero a falde larghe come quello che portavano gli artisti, i capelli ricadenti fin su le orecchie». Nonostante non lo avesse mai visto di persona, nemmeno in foto, Adriana Enriques scrisse che non ebbe dubbi nel capire che si trattava del suo ospite: «Lo avremmo riconosciuto tra migliaia di viaggiatori. L’impronta del genio sembrava uscire dalla sua fronte».



La conferenza inaugurale si tenne sabato 22 ottobre 1921 presso l’Aula Stabat Mater dell’Archiginnasio e fu introdotta da Federigo Enriques, in qualità di Presidente del Comitato universitario che si era formato per organizzare l’evento e che era composto da docenti dell’Alma Mater come Puntoni, Ciamician, Flora, Perozzi, Tarozzi, Maiocchi, Valenti e dal conte Cavazza. Fu poi il turno di Einstein, che in italiano spiegò la relatività ristretta. Nella seconda conferenza, due giorni dopo, il fisico tedesco passò alla relatività generale, mostrando i legami con le geometrie non euclidee. Nella terza e ultima conferenza Einstein si concentrò invece sulla concezione relativistica dell’universo.


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