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NEL NOME DELLA MADRE: EREDITA' E FANTASMI

Noi stessi, non siamo forse il primo volto della nostra madre?


Capita spesso di leggere articoli sulla figura del padre nella società moderna che vede la sua figura come dispotica, talvolta oppressiva e padrona. Ma ci siamo mai chiesti che ruolo riveste attualmente la madre?

La madre dei nostri giorni è una donna del sacrificio e dell'abnegazione e così sembra essere descritta anche dalla maggioranza degli scrittori contemporanei. Spesso si vede l'essere donna ridursi all'essere madre, sovrastata da un uomo possente e ingombrante, che la ingloba senza indulgenze.


Ma la madre ha dei caratteri sociali che invece vengono confermati e tramandati attraverso le generazioni: benefica, positiva, salutare e generatrice di femminilità. Uno dei temi più discussi e criticati vede la madre, vittima di ineguaglianze lavorative che la mettono in secondo piano, che la costringono a scegliere fra la maternità e la propria libertà. Un'indipendenza compromessa dalla propria crescita biologica e naturale: mamma o donna in carriera?

Superflui appaiono gli strumenti della morale sociale e l'accusa ai dogmatismi sociali, perché nella prospettiva aziendale del lavoro contemporaneo, assumere una donna significa inevitabilmente dover rinunciare a benefit fondamentali per lo sviluppo economico di qualsiasi settore aziendale. Eppure in passato solo l'accesso alla maternità conferiva una realizzazione benefica e pubblicamente accettabile della donna. La mamma era vista come un bene, la donna sola come un male da allontanare. La libertà sociale e sessuale delle donne consolidata negli ultimi anni ha sovvertito queste convinzioni, e condotto la donna su una posizione nettamente superiore: una donna socialmente impegnata.


Oggi sappiamo che essere madre non implica obbligatoriamente la facoltà di essere procreatrice; non è obbligatoria la capacità generativa per diventare genitore. Il sesso è colonizzato dalla scienza ma essere una mamma con tutte le sue sfaccettature implica sempre un impegno ponderante.

Donne, guerriere, lavoratrici, talvolta anche costrette a crescere i figli da sole, le madri sono fondamentali per la crescita di qualsiasi figlio. La sua figura è indispensabile e occupa un ruolo centrale nella famiglia, diventa modello esemplare da emulare e desiderio incolmabile da raggiungere. Madre che è in grado di liberare dal caos interno e di salvare da ogni intemperia. Madre onesta e talentuosa, madre forte e mai arrendevole. Madre amorevole e compagna di avventure.


La madre ci soccorre e ci sostiene nei momenti più critici. La madre ci incoraggia e ci invita a ritentare, a non mollare mai. Ogni madre anche in condizioni di estrema difficoltà o insufficienza, sono abili infermiere: custodiscono la vita dei propri figli e la proteggono da ogni possibilità di caduta.

Solo la madre conosce l’anima del proprio figlio e quello che egli è sempre stato prima di avere rapporti esterni con gli altri.

Quanto appena scritto è il movente di una delle suppliche più conosciute del nostro panorama letterario: "Supplica a mia madre". Per questo motivo il poeta svela alla madre la vera causa del suo comportamento che coinvolge anche lei perché è dalla madre che scaturisce il disagio del figlio.


TANTI AUGURI MAMME!


È difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere: è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita, l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…


PIER PAOLO PASOLINI

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