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SINFONIA FUNZIONA SOLO SE OGNUNO FA IL SUO DOVERE IN RETE, L'OPINIONE DI DITTO SULLA APP DELLA REGIONE CAMPANIA

  • Riceviamo e pubblichiamo
  • 14 lug
  • Tempo di lettura: 2 min
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«Nell’ASL Napoli 1 una semplice visita cardiologica di classe B richiede 47 giorni d’attesa, quasi cinque volte il limite fissato per legge. Con questi numeri la certezza di cura diventa lotteria» osserva Enrico Ditto, responsabile Formazione e Lavoro di Azione in Campania, citando i dati aggiornati allo scorso inverno. Sinfonia funziona solo se ogni nodo della rete fa il suo dovere”.


L’imprenditore: «Ogni settimana di ritardo in una diagnosi è una settimana di ansia, di assenze dal lavoro, di costi sociali sommersi. L’obiettivo è far sì che la visita non sia più né un viaggio né un privilegio: la salute è il primo diritto di cittadinanza»


L’esempio fotografa una realtà nota ai cittadini: file che si allungano, fragilità che si aggravano, personale sotto pressione.


La Regione ha varato il CUP unico “Sinfonia” per gestire in modo centralizzato le prenotazioni e uniformare i codici di priorità, puntando su digitalizzazione e trasparenza.


«Lo strumento c’è, ma funziona solo se ogni nodo della rete – ospedali, distretti, laboratori convenzionati – aggiorna in tempo reale l’agenda e se i controlli sulle agende “parallele” sono rigorosi. Senza questi due passaggi il sistema resta un guscio vuoto», incalza Ditto.


Sul fronte delle strutture la Campania dispone oggi di oltre 3 miliardi di euro per l’edilizia ospedaliera: risorse che finanziano dieci nuovi complessi, tra cui il Nuovo Santobono e il “Ruggi” di Salerno, entrambi su progetti da più di 400 milioni ciascuno.


Al pacchetto si somma il capitolo PNRR “Ospedali sicuri e sostenibili”, 250 milioni destinati ad adeguamenti antisismici e ad ammodernamenti che devono essere completati entro la metà del 2026 in almeno 84 presìdi regionali.


Per Ditto l’investimento infrastrutturale ha senso solo se accompagnato da percorsi di cura più rapidi e da una presenza capillare della medicina di base: «Un poliambulatorio di quartiere aperto dodici ore al giorno vale quanto cento metri di acciaio e vetro in un nuovo ospedale, perché intercetta il problema prima che diventi emergenza».


L’obiettivo è ridurre i tempi di attesa con assunzioni mirate di personale, agende unificate e telemedicina per controlli cronici a distanza, così da liberare slot ambulatoriali per i casi più urgenti.


Ditto chiude ricordando che la sanità non è solo contabilità: «Ogni settimana di ritardo in una diagnosi è una settimana di ansia, di assenze dal lavoro, di costi sociali sommersi. Efficienza, accesso equo e riqualificazione non sono tre slogan ma le tre vertebre di un sistema che vogliamo dritto, pubblico e vicino alle persone».


 

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